Digital innovation e rivoluzione pandemica. Conversazione con Andrea Granelli

Autore: Andrea Spila

29 Luglio 2022

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Digital innovation e rivoluzione pandemica: cosa è cambiato nel mondo del turismo e del lavoro?

Incontro Andrea Granelli alla stazione Termini di Roma. Siamo entrambi reduci da un viaggio e arriviamo a pochi minuti l’uno dall’altro, per cui decidiamo di fare questa nostra conversazione in un bar della principale stazione romana. Ho in mano una copia del suo ultimo libro, “Roma e il nuovo Grand Tour“, scritto a quattro mani con la moglie, Rita Batosti, edito da Luca Sossella Editore.

Il turismo nell’era post-pandemica

Cominciamo a parlare di turismo nell’era digitale, soprattutto nel periodo post-pandemico. Cosa è cambiato in questi due anni di pandemia? Ci sono due aspetti fondamentali, mi dice Andrea, ossia la consapevolezza della pressione antropica e della crisi della mobilità, ma per comprendere meglio quello che succede oggi è bene tornare al passato: “gli innovatori non guardano spesso al passato e forse rileggere le pagine di Vico li aiuterebbe a ricordarsi dell’importanza del passato per guardare al futuro”. E così mi parla delle due grandi stagioni passate del turismo, ossia i viaggi religiosi, da una parte, e quelli del Grand Tour, dall’altra. In quel periodo l’Italia era leader indiscussa del turismo a livello mondiale e ci si spostava, vista la difficoltà del viaggio, solo quando necessario, ossia solo quando il viaggio era realmente trasformativo. Questo è quello che sta accadendo sempre di più oggi.

“Con mia moglie, abbiamo tirato fuori una formula, quella delle tre P, ossia i Posti da vedere, le Persone da incontrare e i Percorsi formativi, che diventano il collante, ciò che dà senso, potenzia le nostre esperienze di viaggio”. Ogni argomento diventa per Andrea spunto di molteplici associazioni e mi lascio trasportare dal suo affascinante ipertesto mentale – non diverso dal suo sito web e dal suo libro, ricco di collegamenti “che attivano tante cose” – a esplorare alcuni dei temi che gli stanno a cuore, come lo smart working e il nuovo rapporto con lo spazio nato dalla pandemia: la necessità di “riprendere la seconda categoria trascendentale kantiana”, oltre il tempo lo spazio, per poter ripensare gli spazi del lavoro, della vacanza, del tempo libero. E così i creativi scoprono che nei borghi, in campagna, in contatto con la natura lavorano meglio, nasce la parola workation, una crasi tra work e vacation, lavoro e vacanza. Dopo la pandemia, niente è più uguale a prima.

Posti da vedere: realtà aumentata e genius locii

A proposito dei Posti da vedere, parliamo con Andrea del genius locii, al quale dedica interessanti riflessioni nel suo prezioso “libricino da viaggio”. Ho una curiosità da quando ho letto il libro ed è di capire quale ruolo gioca a suo parere la realtà aumentata nella conoscenza dei luoghi, in un futuro turistico hi-tech.

“La cultura digitale è in mano ai fornitori che fanno nozionismo e addestramento, mentre ciò di cui abbiamo bisogno è una vera e propria educazione digitale” mi spiega Andrea che nel 2021 ha pubblicato insieme a Ornella Chinotti un libro sul futuro del mondo HR nel quale hanno coniato il termine “digitalità” che vuole supplire alla mancanza in Italia di una parola per dire “competenza digitale”.

A suo parere, il digitale aiuta se lo si sa usare in modo corretto e in tal caso il digitale aumenta certamente quello che possiamo vedere: l’esempio più evidente è quello della colonna di Traiano che può essere esplorata nella sua ricchezza e nella sua bellezza grazie al digitale, mentre quando ci troviamo in sua presenza, sotto di essa, non riusciamo a vedere quasi nulla.

Un altro esempio interessante di viaggio “sotto la crosta pittorica” è quello delle analisi condotte dal Met di New York sul famoso ritratto dei coniugi Lavoisier realizzato da Jacques Louis David, che hanno permesso di svelare una versione antecedente della composizione. Da essa si traggono nuove conclusioni sull’immagine del chimico e della compagna. Usando tecniche come la riflettografia a infrarossi e la mappatura della fluorescenza a raggi X, gli esperti hanno scoperto una composizione nascosta sotto il dipinto. Il dipinto restaurato è ora tornato alle gallerie neoclassiche del Met. Nonostante continui a raffigurare i Lavoisier come stacanovisti della scienza, il suo contesto espositivo è cambiato.

Commenta Granelli: “nella nostra esperienza di un quadro, quanto è importante la dimensione percettiva e quanto lo è invece l’apparato culturale che sono in grado di attivare grazie alle tecnologie digitali?”

Courtesy of the Metropolitan Museum of Art of New York

Posti da vedere e persone da incontrare: turismo e lavoro nel mondo post-pandemico

Ci avviciniamo alla conclusione di questa affascinante conversazione con Andrea Granelli, parlando di pellegrinaggi moderni. Chiedo ad Andrea chi sono a suo parere oggi, dopo la rivoluzione digitale e dopo la pandemia, gli eredi dei pellegrini religiosi: “credo che il pellegrino odierno potrebbe essere quasi più vicino al grand tour che non al viaggio religioso, perché il sentimento religioso è molto presente oggi, c’è una voglia di trascendenza evidente”. Si rimette al centro il viaggiare come attività di esplorazione che aiuta nella ricerca delle nostre radici.

La sfida del futuro negli ambienti di lavoro è creare degli strati software del genius loci che vengano attivati dai profili degli utenti, facendo in modo che il luogo si adatti alla persona: “riprogettare i luoghi turistici e quelli di lavoro lavorando sullo strato digitale e sulla profilatura degli utenti potrebbe aprire degli spazi di innovazione molto interessanti”.

Il talento creativo deve oggi scegliere i luoghi più opportuni per esprimersi e potenziarsi: il luogo non è indifferente ai processi e quindi non c’è solo un luogo ispirativo una tantum di tipo turistico, ma c’è un luogo di lavoro permanente che è anche uno spazio meditativo. Oggi lo smart working sceglie i luoghi più adatti per produrre meglio e spesso questi luoghi sono in campagna, dove si respira meglio. Con il Covid abbiamo imparato quanto è importante respirare, qualcosa che la cultura orientale ha sempre saputo.

Mentre ci incamminiamo verso l’uscita della stazione, Andrea mi lascia con un’ultima riflessione sulla cultura digitale: “La tecnologia è potente quindi dobbiamo rimetterci a studiarla veramente. Se dovessi oggi stabilire che cos’è la cultura digitale, la digitalità di cui parlavo prima, per me usando la vecchia categoria di Marziano Cappella, non è un’arte professionale ma un’arte liberale: la cultura digitale è fondativa del modo di pensare, di guardare il mondo, invece noi oggi la interpretiamo come un mestiere, come uno strumento addestrativo, uno strumento da usare, mentre è un modo di pensare e un modo di viaggiare, è un modo di capire. Ecco, io credo che questa dimensione del digitale che ci insegna anche a viaggiare senza viaggiare non vada a detrimento del viaggio fisico ma completi in maniera più potente anche quest’ultimo”.

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